"Il significato dell'Araba Fenice"

Una riflessione di Gian Carlo Curti

CASALE MONFERRATO

Dal nostro lettore Gian Carlo Curti riceviamo e pubblichiamo integralmente questa riflessione: “Il Passato mitologico è sempre vivo in ogni tempo esprimendo aspetti che, per varie motivazioni più o meno fondate, vengono, a seconda degli avvenimenti, citate in fatti di vita corrente. Da Wikipedia leggiamo risposte date a persone che hanno formulato specifiche domande:

“A ) Qual è il significato dell'Araba Fenice?

L'Araba Fenice è un uccello mitologico che rinasce dalle proprie ceneri dopo la morte e proprio per questo motivo, simboleggia anche il potere della resilienza, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi 23 feb. 2022”

“B) Qual è il significato dell'Araba Fenice?

La fenice è anche l'uccello mitologico della cultura greca, nella quale il suo significato era legato all'immortalità dell'anima. Secondo una leggenda, infatti, una volta deceduti gli uomini si trasformavano in questo maestoso essere di pura luce, per vivere per sempre sotto forma di spiriti 6 mar 2023”.

“Arrivando ai Romani, la Mitologia si è via via molto stemperata per lasciare un sempre più ridotto spazio ai riferimenti inerenti la Fenice ed alla sua natura mitologica. Così, come esempio di un periodo di Dominio Romano avanzato, si può citare quanto scrive lo storico Pubblio Cornelio Tacito 54-55 d.C – 117-120 d.C., nel libro VI degli Annali. Tacito, il più grande storico romano per illustrare la vita del quale e delle sue Opere vi sono scritti di illustri personaggi in ogni epoca. Opere: Dialogo sugli oratori, Vita di Giulio Agricola, la Germania, le Storie, gli Annali. Storie ed Annali (giuntici fortemente incompleti) illustrano la storia dell’impero romano dalla morte di Cesare Ottaviano Augusto (sotto cui nacque Gesù Cristo) alla fine della Famiglia Flavia dal 69 d.C. al 96 d.C. Gli ultimi tra imperatori flavi furono Vespasiano (realizzatore del Colosseo o Anfiteatro Flavio),Tito (che distrusse il tempio di Gerusalemme),Domiziano che accentuò ogni forma di Dittatura”.

“La Fenice libro VI degli Annali. “”Sotto il consolato di Paolo Fabio e di L. Vitellio, dopo un lungo spazio di secoli, giunse in Egitto la fenice, offrendo, così, ai più dotti di quel popolo e dei Greci materia di lunghe dissertazioni. Intorno a questo miracolo mi piace esporre quelle notizie che da ogni parte concordano, e molte altre che sono incerte, ma non inutili a conoscersi. Coloro che descrissero la forma delle fenice consentono nel ritenere questo animale sacro al sole, e diverso nella testa e nella screziatura delle penne dagli altri uccelli; varie sono invece le notizie sul numero degli anni della sua vita: E’ diffusa credenza che essa duri cinquecento anni; vi sono poi coloro che credono che fra l’una e l’altra apparizione passino millequattrocentosessantuno anni e che le fenici apparse in precedenza siano state prima sotto il regno di Sesoside, poi sotto quello di Amaside e che più tardi, sotto il regno di Tolomeo terzo della dinastia macedone, essa volò nella città di Eliopoli, seguita da uno storno di altri volatili, ammirato dal suo strano aspetto. Fatti così lontani sono, tuttavia, oscuri; fra Tolomeo e Tiberio vi furono meno di di duecentocinquant’anni, per cui alcuni credettero che questa fenice fosse inesistente e che non fosse neppure mai venuta dalle terre degli Arabi, e che non avesse mai compiuto nessuno di quegli atti che la tradizione ha affermato. Compiuto, dunque, il numero degli anni delle sua vita, questo uccello, allorché si avvicina la morte, costruisce il nido nelle sue terre e qui getta il seme, dal quale nascerà il figlio; prima cura della nuova fenice cresciuta è di seppellire il padre; né fa ciò senza un piano prestabilito, ma, caricatasi di un peso di mirra, prova a reggerlo per un lungo spazio, e quando si sente le forze sia per sostenere il pondo, sia per compiere il volo, si addossa il corpo del padre lo porta sull’altare del sole e qui lo arde. Tutte queste cose sono incerte e deformate da elementi favolosi; non è, però affatto contestato che talvolta in Egitto sia stata vista la fenice”.

“Tacito è uno Storico e come tale si è attenuto ed ha voluto attenersi in modo quanto mai scrupoloso e più possibile alla realtà delle cose e degli avvenimenti narrati nei suoi scritti. La descrizione che abbiamo sopra riprodotto e ricopiato, è di una semplicità, completezza e scorrevolezza esemplare da meritare sempre veramente una lenta ed approfondita lettura. Tacito dà l’idea di non credere alla esistenza della fenice ed è cosa evidente. Ma lui riferisce e nel riferire è appunto uno storico preciso e scrupoloso. La sua conclusione si esprime in poche righe sintetiche che terminano con il suo dichiarato convincimento di non di sapere se la fenice sia esistita davvero (non può dirlo, non vuole dirlo ),né se essa sia stata vista, ma che non…è contestato ( anche qui lo storico riferisce quanto gli risulta ) che talvolta in Egitto sia stata vista. Rileggiamo le ultime righe: “”Tutte queste cose sono incerte e deformate da elementi favolosi: non è però affatto contestato che talvolta in Egitto si stata vista la fenice””. Ed il fatto che non sia ‘contestato’ è appunto un… fatto che a lui risulta”.

“La traduzione nel corretto, pregevole, e scorrevole italiano è di Bianca Ceva: data della prima edizione B.U.R. 1951 Rizzoli R.C.”

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