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"Nella guerra in Ucraina si esprime il dualismo fra democrazia e dittatura"

Una riflessione di Gian Carlo Curti

CASALE MONFERRATO

Da Gian Carlo Curti riceviamo e pubblichiamo integralmente questa lettera sulla guerra in Ucraina: "Casale News ha pubblicato tempo fa - scrive Curti - una mia lettera in merito alla guerra In Ucraina: si è trattato di una invasione premeditata e negata da parte della Russia ancora il giorno prima. Giriamola come vogliamo, le Democrazie con tutte le variegate limitatezze ed imperfezioni, sono di gran lunga preferibili alle migliori e più efficienti Dittature o Autocrazie che del resto appunto sono Dittature dove, in poche parole, non vi è libertà di espressione e ben. L’anno 2022 ha evidenziato che detta guerra rimasta finora locale –sperando in una pace - ha in pochi mesi causato e causa immani sciagure. Non solo, ma di fatto sta mobilitando il Mondo in modo sempre più preoccupante".

"Da un lato vi sono le Democrazie (si intende quelle di “tipo” occidentale) in aumento che tendono ad allearsi fra di loro o comunque a trovare forme di accordi sempre più efficienti; esse ad oggi sono presenti almeno in una cinquantina di Stati. Dall’altro lato vi sono le Dittature che pure tendono a stabilire rapporti fra di loro a prescindere dalla natura di ciascuna di esse: ricordiamo quanto sta avvenendo tra Russia, Iran, Cina, Corea del Nord. Poi vi è il numero infinito degli Stati diciamo non allineati che presentato forme molto diverse anche come presa di posizione rispetto al dualismo Democrazie - Dittature".

"Questo dualismo già fortemente manifestatosi nella 2^ guerra mondiale, oggi sta diventando ancor più presente ed operante frenato nelle sue conseguenze peggiori dal rischio di una guerra nucleare. Per fortuna gli Stati Europei di “tipo” occidentale sono in aumento e si stanno meglio alleando".

"Ma niente di nuovo sotto il sole: nihil novi sub sole. La guerra è foriera di sviluppi impensabili. Nella mia lettera pubblicata il 5 giugno 2022 ho citato la “Guerra del Peloponneso” fra Atene e Sparta descritta dal grande storico greco Tucidide, riportante dichiarazioni fatte o riferite o di fatto concrete ed accettabili da parte di vari Personaggi delle due città e di altre Comunità alleate chi con l’una chi con l’altra. L’attualità di tali dichiarazioni lascia stupefatti: siamo nel V secolo a.C".

"Alcuni scambi avvenuti fra i rappresentanti e /o ambasciatori delle parti ante guerra sono sconcertanti ed occorre leggerli attentamente:

Dicono gli Ateniesi rivolti agli Spartani: “”Considerate in anticipo, prima di trovarvici, quanto è grande l’incertezza della guerra. Se si prolunga, di solito si affida alla sorte, e la sorte è tanto lontana da noi che da voi, e si affrontano i pericoli senza sapere in qual modo la guerra andrà a finire. Gli uomini, quando vanno alla guerra, si rivolgono prima a quella cosa che dovrebbero far dopo, cioè all’azione, ma, una volta provata la sventura, si volgono a discutere. Ma noi non siamo ancora incappati in nessuno di questi errori, come vediamo che non lo siete voi, e vi diciamo: finché la scelta di una saggia decisione è possibile per entrambe le parti, non rompete i patti, non violate i giuramenti, ma accomodate le contese per vie legali, come vuole l’accordo. Se no, invocando a testimoni gli dei che proteggono i patti, coi mezzi che voi ci mostrate cercheremo di respingere chi comincia la guerra””.

"Archidamo, re degli Spartani, parla ai suoi e dice:

… Ma vi dico di non prendere ancora le armi, bensì di inviare ambascerie e lamentarvi, senza minacciare troppo la guerra e senza far vedere che cederete: intanto preparate i vostri mezzi col procacciarvi alleati tra i Greci e tra i barbari… E se daranno ascolto alle nostre ambascerie, tanto meglio, se no, dopo aver lasciato passare due o tre anni, inizieremo la guerra meglio preparati, se ci parrà opportuno, … bensì, se mai, considerare i piani dei nemici come equivalenti ai nostri e la sorte che capita come non determinabile dal ragionamento. Sempre ci dobbiamo preparare nell’azione come se andassimo contro nemici assennati, e non facciamo dipendere le nostre speranze dai loro eventuali errori, ma dalla nostra sicura preveggenza. Non bisogna credere che un uomo sia molto diverso dagli altri, ma invece che è più forte chi è stato educato nelle più dure difficoltà””.

"La guerra fra Atene e Sparta purtroppo avvenne. Alla fine vinse Sparta, ma essa per tanti motivi di fatto fu la causa principale della decadenza delle due grandi città di allora, mentre all’orizzonte si profilava la potenza della Macedonia con Filippo il Macedone e poi Alessandro Magno".

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