Dai rappresentanti di Istituto del Sobrero Gabriele Tricerri, Beatrice Merlo, Samuele Basta e Sebastiano Seggiaro riceviamo e pubblichiamo integralmente: “La Giornata della Memoria non è solo un momento di riflessione, ma anche un monito affinché quanto accaduto durante la Seconda Guerra Mondiale non venga mai dimenticato, affinché gli orrori dell'Olocausto non siano solo un ricordo, ma una possibilità di ragionare sulla brutalità di determinate azioni e sull’attenzione che il potere di prendere decisioni comporta”.
“Sono passati tanti anni da quando quei terribili eventi hanno avuto luogo, ma le cicatrici lasciate nella memoria collettiva sono ancora vivide. La Shoah, con la sua violenza inaudita e le sue crudeltà, è stata un crimine contro l'umanità, che ha visto milioni di persone, principalmente ebrei, ma anche rom, disabili, prigionieri di guerra, omosessuali, e tanti altri, vittime di un odio razziale e ideologico che li ha privati della dignità umana. Oggi, in questa Giornata della Memoria, siamo qui per onorare le vittime, per riflettere su ciò che è stato e, soprattutto, per fare in modo che ciò che è successo non si ripeta mai più”.
“Non possiamo e non dobbiamo dimenticare. Il rischio è che si perda la consapevolezza di ciò che è accaduto. La memoria è la nostra arma più potente contro l'indifferenza e l'intolleranza. Oggi non celebriamo solo una ricorrenza storica, ma ricordiamo le storie di uomini, donne e bambini che hanno vissuto il terrore dei campi di concentramento, della deportazione, della tortura e della morte. La memoria ci aiuta a mantenere viva la consapevolezza di cosa può accadere quando l'odio ha la meglio, quando le differenze vengono demonizzate e l'altro da sé diventa una minaccia da eliminare”.
“Oggi, mentre riflettiamo su quanto accaduto, è fondamentale tenere a mente che la memoria storica è anche un invito all'azione. Essa non deve restare un concetto astratto, ma deve tradursi in consapevolezza e responsabilità. Ogni generazione ha il compito di mantenere viva la memoria e di trasmettere alle future generazioni le lezioni di quel periodo terribile”.
“Per capire ciò davvero che accadde, non possiamo non fare riferimento anche alla nostra storia locale, quella di Casale Monferrato e della sua popolazione. In questo contesto, voglio ricordare una delle vicende più emblematiche e meno conosciute, quella della Banda Tom, un gruppo di partigiani che ha combattuto per la libertà e la giustizia contro il regime fascista e le forze nazifasciste. La Banda Tom contribuì alle azioni partigiane soprattutto grazie alla conoscenza del territorio, che consentì di portare avanti sabotaggi e attacchi. Questo gruppo era composto principalmente da giovanissimi, molti dei quali erano contadini, ma anche studenti e lavoratori che avevano deciso di combattere per la libertà e la giustizia. Tra le principali azioni, la banda organizzava agguati alle truppe occupanti, operazioni di sabotaggio contro i mezzi di trasporto delle forze nemiche e missioni di salvataggio per liberare prigionieri di guerra ed ebrei”.
“Casale Monferrato, durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, non fu solo un centro di resistenza, ma anche un luogo di dolore e sofferenza. La città subì pesanti bombardamenti, e tanti cittadini furono costretti a nascondersi, a lottare per la sopravvivenza, a proteggere le proprie famiglie. Alcuni furono deportati nei campi di concentramento, altri si unirono alla resistenza partigiana. La comunità ebraica di Casale, come in molte altre città italiane, fu duramente colpita dalle leggi razziali”.