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"Asti reagì e divenne provincia, Casale no ed ecco spiegata l'attuale situazione"

Lettera di Gian Carlo Curti

CASALE MONFERRATO

Dal nostro lettore Gian Carlo Curti riceviamo e pubblichiamo integralmente questa lettera: "Il 30 marzo del 2010 ho stampato uno dei tanti volumetti scritti e tutti intitolati “La Caduta di Casale Monferrato Capitale del Monferrato”. Sintetizzo al massimo e per flash quanto là ho detto e quanto qua intendo ora dire".

"Gabriele Serrafero nelle sue Cronache dal’48 al ‘900 scritte nel 1967 parla della perdita della Provincia da parte di Casale, declassata a Circondario: più volte ho ricordato che ciò avvenne ad opera specie dell’alessandrino Urbano Rattazzi nel 1865 (l’illustre del monumento a lui elevato dai Casalesi!). Dice Serrafero che la nostra città “in silenzio aveva accettato il declassamento e la sua soggezione ad Alessandria “".

"Da quel momento Asti, pure declassata, reagì in continuazione e fino al 1935 quando divenne Provincia: nel mio indicato libretto ho riferito con citazioni l’agire efficace di Asti, in contrapposizione a quello diciamo ‘blando’ di Casale. Veramente continuativo e deciso quello di Asti fino alla conquista della Provincia, di tipo remissivo e comunque inconcludente quello di Casale. Scrivevo “E … Casale pullulava di Personaggi insigni!!”. Proseguivo ricordando che persa la Provincia, Istituzione di primaria e pregiudiziale grandezza, ci restava la Corte d’Appello. Anche qui, come per la “vicenda” Provincia, molte parole, qualche inalberazione più o meno reale, sta di fatto ed è che nel 1923 la nostra Corte d’Appello venne soppressa, con qualche vano e debolissimo intervento per il ripristino poco prima della ultima guerra".

"Il giornale il Piccolo di Alessandria, recentemente, il 5 febbraio 2003 ricordando anche frecciate che nella descrizione di allora in Asti venivano indirizzate alla stessa Alessandria, narra del distacco di Asti dalla Provincia di Alessandria avvenuto nel 1935 che fu “un momento decisivo nella storia della nostra città”: ovvio, si capisce. Le vicende che portarono al distacco di Asti dalla provincia di Alessandria, sono narrate in un volume di Aldo Gamba".

"Dice il Piccolo “A favore di Asti giocarono l’azione di alcuni importanti personaggi che erano in grado di svolgere una forte pressione sulle decisioni del Regime (Fascista: ndr). Si citano il Maresciallo Badoglio, Vincenzo Buronzo importante figura di gerarca letterato ed altro. Si citano altresì altre persone a vario titolo".

"Ancora il Piccolo afferma che da parte alessandrina non mancarono resistenze. Pur a Casale sulla stampa locale venne attaccato vivamente il progetto della nuova provincia di Asti “” Noi speriamo scriveva nel 1932 La Gazzetta di Casalemonferrato anche per ragioni morali, civili, fasciste, storiche, che la Provincia di Alessandria sia mantenuta come ora e che il Circondario (Casalese: ndr) non sia mai toccato né diminuito e che alla cara e nobile nostra Città sia mantenuta per sempre la corona di paesi che da secoli la circondano e come e loro diletta capitale la amano e la desiderano”. Frecciate varie che venivano indirizzate alla stessa Alessandria. Prosegue il Piccolo: "Erano speranze destinate ad essere deluse: Infatti ben quattordici Comuni del Circondario di Casale entrarono a far parte della provincia di Asti"".

"Che dire! E così… di speranza in speranza, siamo giunti ad oggi con le perdite recenti e pesanti della nostra Asl 21, del Tribunale, della Università per non dire di tanto altro; e con il non riacquisto della Corte d’Appello a portata di mano, e della non costituzione della Provincia Federata con Vercelli pure essa a portata e voluta dalla stessa Vercelli".

"A conclusione, possiamo citare qualche frase famosa e vedere se si attaglia alla situazione di vita e di comunità di Casale Monferrato. Georges Bernanos “Una civiltà non crolla come un edificio; si direbbe molto più esattamente che si svuota a poco a poco della sua sostanza finché non ne resta più che la scorza”. Ed ancora Carlo Cattaneo “I Popoli che si fanno piccoli nei pensieri, si fanno deboli nelle opere“".

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