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"L'odissea di mio padre, che si sente abbandonato dalla sanità pubblica dopo 65 anni di lavoro"

Lettera di un nostro lettore su un'esperienza purtroppo comune a molti pazienti e ai loro cari

CASALE MONFERRATO

(Foto di fernando zhiminaicela da Pixabay)

Da un nostro lettore, Mario Sanzone, riceviamo e pubblichiamo integralmente questa lettera che racconta un'esperienza purtroppo molto comune, il sentirsi abbandonato dalla sanità pubblica quando ci si rivolge ad essa per la malattia di una persona cara.

"Buongiorno a tutte le persone che leggeranno queste parole - scrive il nostro lettore -. Faccio una premessa doverosa, queste parole non sono nè una condanna nè una polemica nei confronti degli uomini e delle donne che lavorano nella sanità pubblica, anzi voglio ringraziarli perché in condizioni estreme di lavoro non sono mai mancate nè la voglia, nè la responsabilità, nè la professionalità. Mi sento di dire che sono come soldati mandati in guerra disarmati!"

"Queste parole sono per chi invece di cercare soluzioni perde tempo in litigi di facciata, dimenticandosi che la vera politica non è né bianca né nera, ma una serie di sfumature di grigio nate da accordi tra le parti opposte con l'unico scopo del bene comune".

"Dopo questa doverosa premessa mi chiedevo da dove potevo cominciare e forse è giusto partire dal lontano 1951, quando un ragazzino con la sua bici ed i ferri del mestiere andava su e giù dalle colline per aggiustare macchine agricole... passiamo a quando quel ragazzino si è fatto uomo, ha comprato l'officina in cui lavorava, si è sposato ed ha avuto 4 figli. Ha lavorato regolarmente fino a 76 anni dalle 8 alle 19, ha pagato le tasse, ha fatto studiare i figli, li ha sposati ed è arrivato a vedere i nipoti.... con distacco perché non cresciuto nella bambagia, ma sempre e solo immerso nei doveri".

"A detta sua non sa fare altro... questa storia diventa ora ancora più triste.... purtroppo seppellisce la primogenita, la moglie non riesce a reggere il colpo e decide di lasciarsi andare, lui con una forza che non penso di avere si rialza ad 80 anni suonati ed accudisce la moglie fino alla fine.... ed ora arriviamo ad oggi, ad un uomo che mi dice di non voler essere un peso, un uomo che curvo sotto il lavoro e le responsabilità si ritrova lui negli ospedali, un uomo che si sente trattato come un problema quando in realtà è solo spaventato in cerca di aiuto perché sofferente".

"Si sente come una persona da parcheggiare da qualche parte anziché un uomo dolorante, la frustrazione di chi dovrebbe curarlo e palpabile, si passa più tempo a lamentarsi anziché ad interessarsi di quel povero uomo che sta solo chiedendo aiuto!!!"

"Non ha mai alzato la voce, pianto o gridato il suo male, forse verrà ricoverato e finalmente curato.... peccato che siamo arrivati al martedì e la prima richiesta è stata fatta il giovedì.... il medico curante prescrive antibiotici via e-mail.... febbre alta, sabato notte non si dorme e la domenica si finisce al pronto soccorso... ma non c'è urologia, dimesso direzione casa "se peggiora andate nell'ospedale della città di provincia", lunedì chiamiamo il medico e non viene a vederlo, la notte è un incubo e il mattino andiamo all'altro pronto soccorso, quello della città di provincia.... trattato con distacco e dopo 3 ore di attesa si scopre che stava male, aveva ragione lui, meritava quel letto e quelle cure sudate con 65 anni di lavoro..."

"Ora penso che in qualche modo devo ripagare mio padre perché mi ha dato la vita, mi ha fatto studiare, mi ha fatto costruire la mia famiglia e mi ha dato la possibilità di continuare a far crescere il nostro Paese... Penso si sia meritato di non sentirsi un peso e che forse si sia pagato la possibilità di curarsi quando serve..."

Redazione On Line
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